L’arte russa per innamorarsi della Galleria Tret’jakov
In questa Galleria è conservata la crema dell’arte russa. Una collezione iniziata dal mercante russo Pavel Tretyakov verso la metà dell’Ottocento e donata alla Nazione nel 1982. Uno di quei musei da vedere almeno una volta nella vita. Ma anche più di una volta… visto che per apprezzare la variegata collezione ci vuole tempo. Eccovi una galleria di “assaggio” con i miei preferiti:
Suggestioni medievali.
La dolce icona della Trinità, lo sguardo magnetico dell’icona del Cristo e la Deesis di Andrej Rublëv, considerato il più grande pittore di icone. A Mosca esiste un piccolo museo interamente dedicato a questo “scrittore” di icone (perchè le icone si scrivono, non si dipingono), ma qui alla Tret’jakov sono conservati alcuni dei suoi capolavori. Troviamo le geometrie della Trasfigurazione di Teofane il Greco. E l’enigmatica Madonna di Vladimir che secondo la tradizione avrebbe salvato Mosca dai Tatari nel 1395 e molti secoli dopo la Russia dai Nazisti.
Esponenti del realismo russo
Ilija Repin è uno dei più importanti esponenti di questa corrente. Alla Tretyakov troverete alcuni quadri famosissimi, divertitevi a cercarli: Ivan il Terribile e suo figlio Ivan; Il compositore Modest Musorgskij; Processione di Pasqua nella regione di Kursk. Il primo quadro ritrae lo Zar Ivan il Terribile che tiene tra le braccia il figlio Ivan appena ucciso. La tela ha avuto una storia travagliata visto che è stata vandalizzata ben due volte. Il ritratto di Musorgskij è stato dipinto poco prima della sua morte, mentre il musicista si trovava in ospedale. E’ una delle opere più famose di Repin. La Processione è un quadro straordinario in cui si affollano più di 70 personaggi che offrono una panoramica sulla vita del popolo.
Altri quadri meravigliosi di Repin come i Battellieri del Volga, Sadko nel Regno Subacqueo e I Cosacchi dello Zaporozhje si trovano al Museo Russo di San Pietroburgo, e questo è un altro dei motivi per cui è bene non perdere questo museo spesso snobbato rispetto all’Ermitage.
Sempre nel filone del realismo in questo museo si trova un quadro che mi ispira una profonda simpatia ogni volta che lo vedo, con quei quattro orsacchiotti che si arrampicano su un albero: Mattino in una foresta di pini di Ivan Shishkin. La curiosità di questo dipinto sta nel fatto che inizialmente Shishkin dipinse solo la foresta, i quattro orsacchiotti furono aggiunti in seguito da Konstantin Savitskij, il cui nome per qualche motivo sconosciuto venne rimosso dalla tela. Questo quadro si trova anche sull’involucro dei confetti Mishka kosolapy.
Perdetevi nel vivido folklore di Viktor Vasnetsov considerato importante figura del simbolismo neorusso.
Ha dedicato ampio spazio nelle sue opere al folklore russo. Vi aspettano cavalieri, principesse e creature magiche. Tanti personaggi tratti dalle favole russe. Cercate i Bogatyry, una specie di super eroi della mitologia russa, la produzione di questa tela durò decenni. Alenushka, la contadinella che piange il fratello trasformato in capra per aver bevuto l’acqua stregata. Nato dalla volontà di ritrarre la vita della gente comune. La sua Baba Yaga la strega cattiva delle favole; Ivan Tsarevitch sul lupo grigio. Elena la bella ritratta in questo soggetto pare abbia le sembianze della nipote di Savva Mamontov, mecenate russo creatore della tenuta di Abramtsevo, che fu importantissimo luogo non solo per Vasnetsov ma anche per molti altri artisti russi dell’epoca.
Conoscevate Vasilij Vereshchaguin? No?
Nemmeno io prima di visitare la Galleria Tretyakov… Artista di guerra in cui il realismo in alcuni casi sfuma in atmosfere surreali, il tratto del disegno è bellissimo. A volte mi ricorda un po’ Dalì, ad esempio in questo quadro Apoteosi della guerra. La cupa piramide di teschi racconta le sconfitte e gli orrori della guerra. La tela che inizialmente voleva dedicare alle conquiste di Tamerlano, è poi stata dedicata a “tutti i grandi conquistatori – passato, presente e futuro”. E la guerra lui la vide da vicino, di persona, e così la ritrae nei suoi quadri, per quello che è: orrore, morte, distruzione, puzza, disperazione, crudeltà e barbarie. I suoi quadri sono struggenti cartoline di guerra. E lui in guerra ci muore, nel 1904 durante la guerra russo-giapponese.
“Non si può dare al pubblico un’immagine genuina della guerra guardando il campo di battaglia con il binocolo da una distanza di sicurezza; bisogna sentirla, farla, partecipare agli attacchi, agli assalti, alle vittorie, alle sconfitte, alla fame, al freddo, alle malattie, alle ferite… Non bisogna aver paura di sacrificare il proprio sangue, la propria carne, altrimenti il quadro non sarà giusto”.
Il pittore del mare.
Ivan Ajvazovskij è un pittore geniale, le sue vedute marine sono diventate famose in tutto il mondo e l’effetto traslucido con cui rende le onde è semplicemente strabiliante. Dipinse spesso scene di tempeste e naufragi in cui emerge tutta la potenza dei flutti. Arcobaleno è un quadro straordinario in cui le onde minacciose sono ritratte in modo straordinario. L’arcobaleno quasi impercettibile è un barlume di speranza per gli uomini che cercano scampo. Il suo quadro più famoso La nona onda si trova al Museo Russo.