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I russi hanno la fissa dei vezzeggiativi, dei diminutivi e di tutto ciò che si può trasformare in una forma affettuosa. Vodka è una forma vezzeggiativa che significa “piccola acqua” o “acquetta”, da вода (vadà) acqua + il suffisso ka.

La vodka è, nell’immaginario mainstream, la bevanda per eccellenza della Russia. In realtà non è che proprio tutti i russi siano degli ubriaconi o che bevano solo ed esclusivamente vodka. Ad esempio durante i festeggiamenti fa spesso coppia con il russkoe shampanskoe (imitazione russa del nostro prosecco).  Normalmente la bevanda preferita dei russi – come vi ho spiegato qui – non è alcolica ma è il , che viene bevuto a qualsiasi ora del giorno e in ogni casa certamente non manca un bollitore.

Ma tornando alla fama dei russi grandi bevitori, la “Cornaca degli anni passati” del monaco Nestore riporta queste parole del Principe Vladimir: “Bere è la gioia della Rus”. Siamo nel 988 d. C. e il principe di Kiev deve assolutamente scegliere una religione monoteista perché pagani no, proprio non si può restare! Così riceve le delegazioni di Islam, latini, ebrei e bizantini. Tutti vengono scartati tranne la fede di Bisanzio per motivazioni su cui qui non mi dilungherò. Rifiuta l’Islam a causa del divieto di bere alcol.

Ma si dice Wodka o Vodka?

E qui si apre la faida tra Russia e Polonia! Per farla breve la documentazione storica pare dar ragione ai polacchi come inventori, ma i primi a farne un business e un monopolio furono la nobiltà russa e gli Zar. Resta il fatto che i distillati a base di cereali sono tipici di tutta la fascia europea in cui non è possibile la coltivazione della vite. Le origini sono contadine e avvolte nel mistero. La tradizione popolare ci ha tramandato la preparazione di un fermentato di patate e successivamente di cereali, che poi veniva distillato con alambicchi rudimentali. Ancora oggi esistono questi preparati casalinghi ‘samogon’ e ‘polugar’.

Prima in Europa, poi nel mondo.

Fino alla Rivoluzione del 1917 la vodka era sconosciuta agli europei (tranne Napoleone e i suoi soldati che durante la Campagna di Russia l’avevano già conosciuta nel tentativo di non morire assiderati!). Anche in questo caso protagonisti saranno i nobili che fuggirono dalla Rivoluzione in Europa. Uno dei più famosi distillatori Piotr Smirnov proverà a farla apprezzare ai parigini, che però abituati ai profumati cognac la “snobbarono”. Il successo arriverà in America dove nascerà il famoso “Moscow Mule”. Ma la vodka sarà sempre considerata simbolo della classe operaia russa e della “cortina di ferro”. Fino a quando James Bond nel film “Casino Royale” non inventerà il Vesper Martini. Da quel momento i più famosi barman di America ed Europa creeranno decine di cocktail con il distillato, rendendolo famoso e affrancandolo dalla nomea popolare e contadina.

Ma nel frattempo in Russia… c’erano le ryumochnaya!

Più che un bar potremmo definire la ryumochnaya una ‘shotteria’. Ryumka infatti è il tipico calicino da shot in cui si serve la vodka. In Unione Sovietica, le ryumochnaya erano indicate come “snack bar specializzati”. Erano in pratica bottiglierie che vendevano oltre all’alcol – principalmente vodka- anche semplici pasti, panini con salsiccia, uova sode, formaggio, aringhe salate, spratti (se ve lo state domandando è un pesce simile alla sardina che facilmente troverete conservato in scatola), che la gente consumava in piedi appoggiati a tavoli alti senza sedie. Un bar dal sapore sovietico che era luogo di convivialità, passione, incontro, lunghe discussioni ma anche di perdizione e autodistruzione. Nella Russia moderna quelle più antiche stanno scomparendo e stanno nascendo delle rivisitazioni più cool come questa a Mosca oppure quella che si trova nel Museo della Vodka  a San Pietroburgo.

Come si beve e qualche suggerimento

La vodka non si assapora come se fosse un vino d’annata o una grappa, si beve alla goccia. Meglio accompagnarla con qualche stuzzichino calorico magari salato- gli immancabili cetriolini sottaceto, acciughe o lardo su fette di pane integrale, formaggio, aringhe – o con la classica salamoia. Consiglio per la sopravvivenza (testato personalmente): se per caso vi ritrovate ad una cena in cui oltre alla vodka circolano anche vino e birra evitate di mischiare. Consiglio da me più volte disatteso con conseguenze nefaste! ;)))

Il bicchierino è generalmente preceduto da un ‘tost’, un articolato brindisi in cui si augura ogni sorta di bene ai commensali (salute, amore, amicizia, fortuna ecc). Se proprio non sapete cosa dire un za zdarovje è accettato!

E ora beccatevi questa breve lista delle mie preferite.

Potreste dissentire ma…”De gustibus non est sputazzellam!“.

Tsarskaya Gold

Ce l’ha consigliata l’addetta del Duty free e siamo stati contenti di ave accettato il consiglio. E’ finita in una cena con amici! La ricetta risale all’epoca di Pietro il Grande. Distillata da grano e affinata con miele, un’infusione di fiori di tiglio e l’acqua del Ladoga.

Beluga

Forse una delle più conosciute e riconosciute. Prodotta con ingredienti biologici, lieviti naturali e l’acqua più pura dei pozzi artesiani della Siberia. Distillata da orzo e affinata con miele, rhodiola rosea e cardo mariano.

PureDew

Una vodka biologica prodotta artigianalmente e di altissima qualità. Ogni stadio della preparazione è certificato secondo il Bio Standard. I terreni da cui nasce il grano utilizzato riposano per anni e non vengono trattati con fertilizzanti artificiali, cosa che non permette di avere grano in grande quantità.

Nemiroff Betulla

Vodka ucraina aromatizzata alle gemme di betulla.

In sé Sergiev Posad non ha un granchè da offrire, tutto ruota intorno alla Lavra della Trinità di San Sergio, che può essere considerata una specie di Assisi ortodossa. Ma dal punto di vista storico-culturale è un centro importantissimo della Russia europea.

La Lavra fu fondata da San Sergio di Radonez intorno alla metà del 1300 e sarà destinata a diventare il maggior centro religioso del Paese e meta di pellegrinaggio ancora oggi. Le spoglie del Santo sono custodite nella chiesa della Santa Trinità. L’atmosfera mistica che si respira al suo interno tocca corde intime e infonde una sensazione di pace anche in chi non è credente. Per fortuna all’interno non si possono fare foto e tutto quello che devi fare è goderti la sensazione.

Per tutto il giorno si susseguono canti e preghiere, i fedeli attendono ordinatamente in fila il loro turno per baciare le reliquie del Santo, le donne hanno il capo coperto, si sente un rumore leggero di passi continuo. Non c’è illuminazione artificiale, ma solo candele che rischiarano le icone dipinte dal grande maestro Andrej Rublev e dalla sua scuola.

San Sergio è considerato il padre spirituale del monachesimo del nord della Russia, promotore del movimento dei pustynniki (da pustynia пустыня = deserto) o eremiti delle zone desertiche (che in Russia erano le steppe e le foreste del nord). Fu a lui che, il gran principe di Mosca Dimitrij, si ispirò per la sua politica di unione e liberazione nazionale.

A lui si rivolse per ottenere la benedizione delle truppe russe alla vigilia della vittoria di Kulikovo Pole (il campo delle Beccacce). E furono proprio i monasteri protagonisti del movimento di liberazione della Rus’ dal giogo tataro.

Passazh Arcade è una galleria commerciale incastonata nel cuore del Nevskij Prospekt. Il suo tetto di vetro lungo 180 m fu lo stupore dei pietroburghesi quando aprì le sue porte nel 1848. Era il primo esempio nella città. Sebbene vendesse beni di lusso una grande folla di persone si accalcò per vedere il negozio più alla moda dell’Impero russo.

Era molto di più di un semplice centro commerciale nelle intenzioni del suo proprietario, il conte Essen-Stenbock-Fermor. Doveva essere anche un centro della vita culturale e sociale. Oltre ai negozi ospitava un museo anatomico, una sala concerto, un cinematografo e un teatro.

Piccola e delicata! Il tetto di vetro crea una luminosità quasi diafana che mette in risalto il bel pavimento bianco con decorazioni azzurre e i montanti di legno chiaro dei negozi che si affacciano sul corridoio.

Lo stile è quello tipico dei Passages parigini sorti in gran quantità nel primo trentennio del XIX secolo. Erano delle passeggiate coperte, realizzate con strutture metalliche e coperture di vetro, destinate allo svago borghese. Con negozi, ristoranti, cinema e teatri.

La moda in Europa si diffuse ben presto. La Galleria Vittorio Emanuele II a Milano è del 1860. A Torino ce ne sono tre: la Galleria Subalpina, la Galleria Umberto I (vicino al famoso mercato di Porta Palazzo) e la Galleria San Federico. A Mosca il Petrovskij Passage e i famosissimi GUM. Ma sono tutti più tardi del Passage Arcade di San Pietroburgo

Una curiosità su questa galleria. Avete mai letto il capolavoro di Bulgakov, Il Maestro e Margherita? Se non lo avete fatto è un sacrilegio, per me uno dei più bei romanzi di sempre. Del libro è stata fatta una serie, totally made in Russia, fedelissima. Siamo a Mosca, e nella famosa scena dello spettacolo di Woland (niente meno che il Diavolo) al Teatro Varieté compare la piccola galleria pietroburghese. Strano che i registi abbiano scelto lei invece dei moscoviti magazzini Gum!

Avete visto la serie “La regina degli scacchi”? In URSS questo gioco era davvero diffuso e fortemente sostenuto dallo Stato dal momento che si riteneva aiutasse a sviluppare abilità strategiche. Perciò la stupenda e dolcissima scena finale in un parco di Mosca rappresenta una normalità dell’epoca sovietica!

A San Pietroburgo esiste il Museo delle porcellane e degli scacchi. Questo eccezionale piccolo museo racchiude in 500mq una straordinaria collezione di 150 serie di pezzi degli scacchi in porcellana. La varietà di soggetti è ispirata al mondo delle fiabe, dei carnevali, delle battaglie storiche, dei cavalieri, delle corti reali e della letteratura.

Nelle vetrine, accanto alle scacchiere, si trovano manufatti in porcellana con la stessa tematica. Semplicemente fantastico!

Indirizzo: Aptekarskaya Naberezhnaya, 6, St Petersburg, Russia. Ingresso dall’angolo di Via Instrumentalnaya – Via Professor Popov)

Per i russofoni http://porcelainchessmuseum.ru/ (purtroppo il sito è solo in russo (sig!) )

Ah…che invenzione le marshrutki! Un taxi collettivo. Dopo le mille mila raccomandazioni della dolcissima Irina, usciamo di casa e Vlad ci carica su una marshrutka. “Direzione centro città (dice al conducente), io vi raggiungo tra poco (rivolto a noi)”. A bordo ci restiamo io ed Elena, e nel mio traballante russo (che avevo appena iniziato a studiare) chiedo al conducente: “skol’ko?” e passo i soldi al passeggero davanti a me che li dà all’autista.

Così raggiungiamo il centro di Minsk. Se siete stati in uno dei paesi dell’ex spazio sovietico dalla Russia all’Ucraina, dalla Bielorussia alla Romania, li avrete sicuramente visti. Furgoncini che viaggiano come forsennati su un percorso stabilito, “10 minuti di paura e sarete a casa” (cit.). Sono mezzi privati e possono essere più o meno scassati a seconda del proprietario, che guadagna sul numero di persone trasportate e quindi capita di trovarcisi stipati come sardine, ben oltre la capienza consentita (giuro mi è successo in Romania, evviva la sicurezza! ma pittoresca esperienza).

Viaggiano in una direzione stabilita che generalmente ricalca quella dei mezzi pubblici ma, a differenza del trasporto pubblico non ha fermate stabilite (vero in parte perché alcune col tempo diventano convenzionali), né orari stabiliti. Per salire basta chiamare con il braccio e per scendere indicare il punto in cui l’autista vi deve lasciare. Quando si sale a bordo si paga direttamente all’autista o più spesso si passano i soldi ai passeggeri di fronte che li fanno arrivare all’autista. Purtroppo negli ultimi anni a Mosca le marshrutki sono state “istituzionalizzate”, possono circolare solo i mezzi autorizzati e modernizzati. Questo se da una parte ne ha migliorato la sicurezza, dall’altra ha tolto un po’ di folklore. Nel resto della Russia sono ancora molto diffusi invece nella versione più tradizionale e costituiscono un efficientissimo mezzo di trasporto. 

E’ difficile capire un Paese come la Russia se non si conosce la sua storia! E non intendo solo quella moderna e contemporanea, ma anche quella più antica.. molto più antica!

Un viaggiatore francese del XIX secolo, il marchese De Custine, la definì con queste parole: «Questo amalgamarsi mostruoso di minuzie bizantine e di ferocità dell’orda, questa lotta tra cerimoniale da Basso Impero e selvagge virtù asiatiche generarono lo Stato portentoso che oggi si para di fronte all’Europa, e del quale essa avvertirà, forse domani, l’influenza senza poterne comprendere i meccanismi». (La Russie en 1839).

La storia ha forgiato cultura, tradizioni, lingua, pensiero, arte. Ci soffermiamo raramente a pensare all’origine delle parole per carpirne i segreti antichi, cosa vogliono raccontare. L’arte e le tradizioni orali o scritte sono più eloquenti rispetto al loro passato. Eppure se prestiamo attenzione anche le parole hanno una storia da narrare. Nel russo ad esempio i prestiti linguistici dagli idiomi orientali ci parlano del fiume mongolo che si riversò sui Principati della Rus’ e ci fanno capire dove l’impatto dei Tatari fu più forte: commercio, trasporti, abbigliamento e sistema abitativo.

Ancora oggi nel cuore della capitale si può passeggiare lungo l’Arbat.

Non è certa l’origine del nome di questa antica via di Mosca ma potrebbe essere di derivazione araba e giunta in Russia proprio attraverso i Mongoli: Ribat, locanda e cambio dei cavalli o Arbad, sobborgo.

Se volete regalare ai vostri amici un “souvenir à la russe” (un giorno vi spiegherò anche il perchè del francese) sappiate che qui non troverete solo matrioska, vodka e chincaglierie cinesi. La Russia vanta un’antica tradizione di lavori artigianali, dalla ceramica alle miniature laccate, dai pizzi di Vologda agli scialli di Pavlovskij Posad, nonchè specialità culinarie dai tè alle marmellate, e poi i prodotti cosmetici fatti con ingredienti siberiani. Inoltre non trascurate gli shop dei musei perché spesso offrono interessanti articoli per regali sfiziosi e originali.

Tralasciando matrioske e vodka ecco alcuni suggerimenti.

Te’ e infusi, cioccolata, miele e ..marmellata di pigne!

Bacche, frutti di bosco, pigne ed erbe siberiane ne troverete a bizzeffe. Non vi ci vorrà molto a notare quante varietà di mirtilli possono avere succhi e tè! La Taigà è ricca di centinaia di varietà di frutti di bosco, molti di questi del tutto sconosciuti in Europa come il camemoro e l’olivello spinoso (oblepìkha).

Varenje (le marmellate), tè e infusi con frutti di bosco e bacche li troverete un po’ ovunque nei mercati, supermercati e negozi e saranno sicuramente un souvenir esotico. Soprattutto infilate in valigia un vasetto di varenje is shishek, la marmellata di pigne fatta con le giovani pigne di pino (in particolare il pino, o cedro, siberiano). Vengono raccolte in primavera e si prepara una confettura estremamente balsamica che si mangia in autunno e in inverno, toccasana contro mal di gola e raffreddore. Le pignette sono morbide ma allo stesso tempo croccanti, un po’ resinose all’inizio ma che vi lasciano in bocca un buon sapore aromatico.

Prima che il tè giungesse in Russia si beveva un infuso di erbe chiamato Ivan Chaj dalle molte proprietà benefiche e diffuso ancora oggi. I medici ritengono che aiuti ad abbassare la febbre, allevi il mal di testa, riduca il rischio di contrarre il cancro e aiuti a liberare il corpo dalle tossine. Se passate da Mosca andate alla casa del tè Perlov sulla Myasnitskaya, qui lo troverete di sicuro insieme ad altre centinaia di varietà di tè, infusi e caffè.

E’ vero in Italia e in Europa abbiamo tanto buon cioccolato ma portare con voi una tavoletta di “Aljonka” è un grande classico dal fascino sovietico. Anche il miele non è una prerogativa russa ma potete cercarne alcune varietà tipiche come il miele di tiglio della Bashkiria, quello di fiori misti degli Altaj o quello di alta montagna degli Urali.

Artigianato

Se possibile, il mio consiglio è di evitare i negozi troppo turistici che molto spesso vendono solo cinesate e cercarne di più artigianali che probabilmente saranno più cari ma offrono un prodotto di qualità e unico.

Se volete delle alternative alle matrioske eccone alcune:

Miniature in lacca di Palekh Le bellissime immagini sono dipinte su scatoline, spille, astucci e posacenere. Per lo più sono tratte dalla letteratura classica, dal folklore e dalle favole russe. Oltre ad aprire un mondo sul folklore russo sono davvero molto belle e i disegni estremamente delicati.

Motivi Khokhloma Decorazione tradizionale nelle tonalità del rosso/nero/oro che veniva usata per abbellire oggetti di legno. Si trovano su cucchiai, ciotole, tazze, contenitori e stoviglie. I motivi sono ispirati alla natura russa: fiori, bacche, foglie e viticci. Nonché uccelli e pesci.

Scialli di Pavlovskij Posad Quella del platok è una delle tradizioni artigianali più celebri in Russia. Questi scialli sono realizzati in seta, lana, cotone e decorati con stampe variopinte. Un capo intramontabile che da oltre 200 anni continua ad incantare e anche le ragazze più alla moda lo indossano. Non per sole bàbushki, basta saperli indossare! Un accessorio versatile e sempre utile capace di trasformare un abito semplice o sportivo in una mise particolare. Ce ne sono per tutti i gusti, dai più tradizionali ai più moderni. Il mio primo “Pavlovo” l’ho comprato a San Pietroburgo e non me ne sono mai pentita.

Cosmetica naturale? Natura Siberica

Prodotti ricercatissimi che contengono erbe ed estratti di piante medicinali siberiane, tutti derivati da raccolta selvatica o dalla coltivazione in aziende agricole biologiche locali. L’azienda inoltre è impegnata a livello locale nel creare posti di lavoro per la comunità e avvia programmi per la conservazione e la coltivazione di piante rare. Certificati BDIH, ECOCERT e ICEA e non testati su animali. Semplicemente straordinari, fatene incetta perché in Italia non si trovano molto facilmente e comunque non si trovano tutti. In Russia ci sono numerosi negozi in varie città tra cui ovviamente Mosca e San Pietroburgo. Ecco il link al sito.

Che Mosca sia la città dai mille volti l’ho già detto. Che sia una città in cui le stratificazioni della storia si percepiscono nella sua architettura anche. Mosca è in continuo fermento, e  konechno, non possono mancare i luoghi in cui si esprime questo fermento. I luoghi di design e quelli che accolgono l’espressione più contemporanea dell’arte e della creatività russa moderna. Sparsi per la città ce ne sono decine. Quindi se state progettando un viaggio a Mosca vi suggerisco di annotare questi tre luoghi che ho selezionato tra i tanti e, terminati i giri turistici di rito, fateci un salto.

Krasnij Okt’iabr..Ottobre Rosso

Da molti considerato “la Soho di Mosca” è un complesso architettonico che nasce dalla trasformazione dell’ex fabbrica di cioccolato omonima. I suoi mattoni rossi lo rendono immediatamente riconoscibile dalla Moscova. E’ vicinissimo al cuore della città e facilmente raggiungibile anche a piedi dopo una visita al Cremlino (15/20 minuti) o ai due famosi parchi Gorky e Museon. La vecchia fabbrica è stata trasformata in una fucina di sperimentazione e innovazione: studi di architettura, pittura, fotografia, design, musicisti, gallerie e mostre d’arte. Ne avrete per una buona mezza giornata tra i suoi negozi, concept store, ristoranti, bar e locali. Uno dei più affascinanti è lo Strelka bar con la sua vista sulla cattedrale del Cristo Salvatore. Un locale molto glam, dagli interni accoglienti ed eclettici fusione di art-deco con motivi scandinavi degli anni ’60 e ’70. Una enorme terrazza con vista sulla Cattedrale che in estate si riempie sia di turisti che di moscoviti. Sicuramente più caro di altri locali della città, ma sappiate che tutto ciò che consumerete qui contribuirà al finanziamento dello Strelka Institute (la scuola di design più famosa della città). Quindi a mio avviso può valere la pena!

Moscow Contemporary Art Centre Winzavod

Eh..tutta “colpa” della moda di trasformare vecchi complessi in arte industriale! Se il quartiere Ottobre Rosso nasce dalla riqualificazione di una fabbrica di cioccolato, Winzavod nasce da una ex fabbrica di birra. Dal 2007 ospita mostre, festival, concerti, gallerie d’arte, scuole con l’unico scopo di sostenere l’arte moderna e i giovani artisti di talento. I principali spazi espositivi si trovano nei quattro edifici principali che hanno mantenuto il nome delle cantine: White Hall, Red Hall, Grand Wine Cellar, Fermentation Hall. Ci sono poi negozi, showroom e locali. Se cercate un luogo dove acquistare sfiziosi souvenir questa è un’ottima idea.

«Гараж» Garage Museum of Contemporary Art

Si trova nel bellissimo parco Gorky. La collezione permanente è dedicata all’arte russa dagli anni Cinquanta ad oggi. Al suo interno si svolgono inoltre eventi speciali e attività didattiche. Ma interessante è anche il recupero che è stato fatto del luogo che ospita l’attuale museo, residuato di epoca sovietica. Il ristorante Vremena Goda era una costruzione in calcestruzzo e vetro risalente agli anni ’60 e ormai in rovina da vent’anni. Molti dei tratti distintivi dell’antico edificio sono stati conservati, tra cui parte dell’apparato decorativo (bellissimo è il mosaico raffigurante l’estate che decorava la sala da pranzo principale del ristorante) che è stato inglobato nell’attuale museo. La facciata, leggera in policarbonato, si inserisce nel contesto del parco in modo armonioso, senza disturbare. Il pannello di ingresso al museo è sollevato quasi a ricordare la porta di un garage.

A Yur’ev Pol’skij c’è un tempietto di pietra bianchissima nel bel mezzo della campagna, con una grande cupola nera e ricoperto di strampalate creature. Credo che siano in pochi anche i russi a conoscerlo e i turisti ancora meno. Yur’ev Pol’skij è un minuscolo agglomerato di sgangherate casette sulla strada tra Suzdal e Serghiev Posad. Fondata dal principe Yuri Dolgorukij nel 1152, custodisce questa perla dell’architettura russa medievale, il Georgevskij Cobor.

Trovarla non è difficile visto che ci saranno sì e no quattro strade! Come tanti paesini della Russia rurale l’atmosfera di Yur’ev è come sospesa tra un romantico fascino campestre e una sensazione di inquietudine, di isolamento dal mondo e di abbandono quasi inselvatichito. Stradine sterrate o male asfaltate, aiuole verdi, casette di legno, innumerevoli chiese e monasteri. Eppure prima che i Mongoli lo cancellassero dalla storia era un centro piuttosto importante.

Parcheggiamo lungo la strada asfaltata che costeggia da un lato un parco e dall’altra le mura in mattoni e legno del Mikhaylo Arkhangel’skiy Monastyr’. Il territorio della chiesetta è delimitato da una bassa recinzione in ferro e un sentiero lastricato le gira tutto intorno.

Non c’era anima viva, a parte noi e un gruppetto di ricercatori e restauratori. Quella mattina il cielo era di un blu talmente profondo che faceva quasi male agli occhi, l’aria tersa e cristallina. I Monumenti in pietra bianca di Vladimir e Suzdal sono fatti della stessa pietra calcarea. Una specie di marchio di fabbrica. Miracolosamente scampati all’invasione mongola, oggi sono patrimonio UNESCO. Le pareti sono ricoperte di immagini bizzarre di animali, uccelli, piante: leoni con code “fiorenti”, oche con il collo intrecciato, fauci, viticci, leoni e sirene. 

Il bestiario slavo affonda le sue radici nel substrato iranico della cultura Scita. Ad esempio la figura dell’uccello, da sempre simbolo del ritorno della primavera ma anche, tramutato in uccello di fuoco, simbolo del sole.

Leoni e sirene scolpite si ritrovano anche nelle isbe di legno. Parte di questo bestiario potrebbe essere giunto nell’arte russa del XII sec attraverso l’Occidente, ad opera di artisti renani giunti a lavorare a Vladimir. Ma qui non si tratta di copia quanto piuttosto di una reinterpretazione di antiche suggestioni pagane in quelle terre di recente cristianizzazione.

Tra i bassorilievi trova posto anche il nome del maestro Bakun, il principale scultore della cattedrale, che guidò la squadra di intagliatori.

Sembra un gigantesco rebus di pietra, silenziosa come il silenzio che la circonda.

Viaggiare in treno mi è sempre piaciuto. Il mio primo grande viaggio è stato in treno, un Inter Rail attraverso tutta la Scandinavia dalla Danimarca alla Finlandia. Un’esperienza lunga un mese cullata dal dondolio del treno, dallo sferragliare delle rotaie e persa nei paesaggi che scorrevano dal finestrino.

Il primo treno in Russia è stato il notturno San Pietroburgo – Mosca. Oxana e Yuri ci avevano messe sul treno, davanti a me stava una babushka con il suo sacchetto delle cibarie (perché non sia mai..). I podstakanniki erano già sui tavolini, l’acqua nel samovar è sempre calda. Se vi state domandando cosa siano i podstakanniki, sono dei porta bicchieri in metallo decorato, li vedrete su tutti i treni a lunga percorrenza. I russi sono grandi bevitori di tè (ve ne ho già parlato qui).

In Russia il treno è un mezzo di trasporto molto amato, oltre ad essere economico.

E’ vero che viaggiare in treno richiede tempo ma sicuramente offre la possibilità di sbirciare più da vicino una Russia più autentica. I treni russi coprono distanze lunghissime e diventano luogo d’incontro e di avventura, soprattutto se si viaggia in platskart la mitica terza classe. La prima cosa da capire è: dimenticatevi la privacy in platskart! Questi sono dei veri e propri vagoni dormitorio open space, con letti a castello lungo un corridoio centrale in cui si affolla l’umanità più varia. Di sicuro non particolarmente comodi ma occasione per fare nuove amicizie, vivere aneddoti divertenti, e conoscere la complessità della società russa. Ah.. e non stupitevi se intorno a voi vedrete gente indossare tuta e ciabatte!! Se il viaggio da affrontare è lungo, meglio mettersi comodi.

Ovviamente non mancano i treni veloci (come il Sapsan, che copre la distanza Mosca – San Pietroburgo in 4 ore o l’Allegro) che  sono un mezzo di trasporto efficiente e moderno tipicamente europeo, sebbene molto meno caratteristico e a cui siamo già abituati. Salvo per una caratteristica che catturerà immediatamente la vostra attenzione: la provodnitsa (o provodnik se è un uomo). Le troverete sia sui treni veloci che su quelli a lunga percorrenza. Sono le addette al vagone (generalmente si tratta di donne), una specie di controllore, hostess, cuccettiste. Quando dovete salire a bordo sono loro che controlleranno i vostri biglietti e documenti e se avrete qualsiasi necessità è a loro che dovrete rivolgervi. Hanno l’elenco di tutti i passeggeri che devono salire a bordo in ogni stazione, ve lo giuro, l’ho visto con i miei occhi! Sui treni a lunga percorrenza si occupano anche della pulizia e dell’organizzazione del  vagone. Sono loro che raccolgono le lenzuola sporche (che si acquistano automaticamente con il biglietto), si preoccupano di non far mancare l’acqua nel samovar, controllano ciò che succede nel vagone.

Quando e dove acquistare i biglietti dei treni?

Gli orari sono consultabili da circa due mesi prima sul sito delle Ferrovie russe. La vendita dei biglietti invece viene aperta 45 giorni prima della data di partenza. Prima si prenota e più basso sarà il prezzo. Man mano che ci si avvicina alla partenza costerà di più. Quindi meglio organizzarsi per tempo! Potete scegliere fra diverse categorie, non sono presenti sempre tutte su tutti i treni. Qui sotto l’elenco con le caratteristiche:

  1. Platzkart (Плацкарт) è la terza classe. Come vi spiegavo sopra si tratta di un vagone letto. I letti sono a castello disposti in gruppi di 4 lungo un corridoio e un’altra fila lato finestrino. Ogni vagone ha due bagni, uno per lato.
  2. Kupè (Купе) è la seconda classe. Sono delle cuccette chiuse da 4 posti. Ogni vagone ha due bagni, uno per lato.
  3. SV (спальный вагон) è la prima classe. Le cuccette sono da due posti letto. Ci sono più bagni per vagone e anche la cabina doccia.
  4. Lux (Люкс) la categoria lusso si trova solo su alcuni treni e le cuccette sono da due letti con bagno e doccia privati.

L’Elektrichka.

Il treno locale, usato dai pendolari per spostarsi dai paesini e piccole città verso le metropoli. Anche qui la fauna che incontrerete è pittoresca. E a proposito di fauna.. Su questi treni il biglietto non è nominale e perciò sarà più probabile avvistare le “lepri”. Ossia i furbi che viaggiano senza biglietto e fuggono appena arrivano in stazione o avvistano un controllore, in russo si dice “idti zaizem” : fare come la lepre.

Insomma viaggiare in Russia in treno è un’esperienza da fare, non perdete questa occasione! I treni russi sono estremamente puntuali, sui treni che attraversano l’enormità del paese ogni viaggio è un’avventura, sui veloci treni moderni l’efficienza non vi deluderà.