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Che Mosca sia la città dai mille volti l’ho già detto. Che sia una città in cui le stratificazioni della storia si percepiscono nella sua architettura anche. Mosca è in continuo fermento, e  konechno, non possono mancare i luoghi in cui si esprime questo fermento. I luoghi di design e quelli che accolgono l’espressione più contemporanea dell’arte e della creatività russa moderna. Sparsi per la città ce ne sono decine. Quindi se state progettando un viaggio a Mosca vi suggerisco di annotare questi tre luoghi che ho selezionato tra i tanti e, terminati i giri turistici di rito, fateci un salto.

Krasnij Okt’iabr..Ottobre Rosso

Da molti considerato “la Soho di Mosca” è un complesso architettonico che nasce dalla trasformazione dell’ex fabbrica di cioccolato omonima. I suoi mattoni rossi lo rendono immediatamente riconoscibile dalla Moscova. E’ vicinissimo al cuore della città e facilmente raggiungibile anche a piedi dopo una visita al Cremlino (15/20 minuti) o ai due famosi parchi Gorky e Museon. La vecchia fabbrica è stata trasformata in una fucina di sperimentazione e innovazione: studi di architettura, pittura, fotografia, design, musicisti, gallerie e mostre d’arte. Ne avrete per una buona mezza giornata tra i suoi negozi, concept store, ristoranti, bar e locali. Uno dei più affascinanti è lo Strelka bar con la sua vista sulla cattedrale del Cristo Salvatore. Un locale molto glam, dagli interni accoglienti ed eclettici fusione di art-deco con motivi scandinavi degli anni ’60 e ’70. Una enorme terrazza con vista sulla Cattedrale che in estate si riempie sia di turisti che di moscoviti. Sicuramente più caro di altri locali della città, ma sappiate che tutto ciò che consumerete qui contribuirà al finanziamento dello Strelka Institute (la scuola di design più famosa della città). Quindi a mio avviso può valere la pena!

Moscow Contemporary Art Centre Winzavod

Eh..tutta “colpa” della moda di trasformare vecchi complessi in arte industriale! Se il quartiere Ottobre Rosso nasce dalla riqualificazione di una fabbrica di cioccolato, Winzavod nasce da una ex fabbrica di birra. Dal 2007 ospita mostre, festival, concerti, gallerie d’arte, scuole con l’unico scopo di sostenere l’arte moderna e i giovani artisti di talento. I principali spazi espositivi si trovano nei quattro edifici principali che hanno mantenuto il nome delle cantine: White Hall, Red Hall, Grand Wine Cellar, Fermentation Hall. Ci sono poi negozi, showroom e locali. Se cercate un luogo dove acquistare sfiziosi souvenir questa è un’ottima idea.

«Гараж» Garage Museum of Contemporary Art

Si trova nel bellissimo parco Gorky. La collezione permanente è dedicata all’arte russa dagli anni Cinquanta ad oggi. Al suo interno si svolgono inoltre eventi speciali e attività didattiche. Ma interessante è anche il recupero che è stato fatto del luogo che ospita l’attuale museo, residuato di epoca sovietica. Il ristorante Vremena Goda era una costruzione in calcestruzzo e vetro risalente agli anni ’60 e ormai in rovina da vent’anni. Molti dei tratti distintivi dell’antico edificio sono stati conservati, tra cui parte dell’apparato decorativo (bellissimo è il mosaico raffigurante l’estate che decorava la sala da pranzo principale del ristorante) che è stato inglobato nell’attuale museo. La facciata, leggera in policarbonato, si inserisce nel contesto del parco in modo armonioso, senza disturbare. Il pannello di ingresso al museo è sollevato quasi a ricordare la porta di un garage.

A Yur’ev Pol’skij c’è un tempietto di pietra bianchissima nel bel mezzo della campagna, con una grande cupola nera e ricoperto di strampalate creature. Credo che siano in pochi anche i russi a conoscerlo e i turisti ancora meno. Yur’ev Pol’skij è un minuscolo agglomerato di sgangherate casette sulla strada tra Suzdal e Serghiev Posad. Fondata dal principe Yuri Dolgorukij nel 1152, custodisce questa perla dell’architettura russa medievale, il Georgevskij Cobor.

Trovarla non è difficile visto che ci saranno sì e no quattro strade! Come tanti paesini della Russia rurale l’atmosfera di Yur’ev è come sospesa tra un romantico fascino campestre e una sensazione di inquietudine, di isolamento dal mondo e di abbandono quasi inselvatichito. Stradine sterrate o male asfaltate, aiuole verdi, casette di legno, innumerevoli chiese e monasteri. Eppure prima che i Mongoli lo cancellassero dalla storia era un centro piuttosto importante.

Parcheggiamo lungo la strada asfaltata che costeggia da un lato un parco e dall’altra le mura in mattoni e legno del Mikhaylo Arkhangel’skiy Monastyr’. Il territorio della chiesetta è delimitato da una bassa recinzione in ferro e un sentiero lastricato le gira tutto intorno.

Non c’era anima viva, a parte noi e un gruppetto di ricercatori e restauratori. Quella mattina il cielo era di un blu talmente profondo che faceva quasi male agli occhi, l’aria tersa e cristallina. I Monumenti in pietra bianca di Vladimir e Suzdal sono fatti della stessa pietra calcarea. Una specie di marchio di fabbrica. Miracolosamente scampati all’invasione mongola, oggi sono patrimonio UNESCO. Le pareti sono ricoperte di immagini bizzarre di animali, uccelli, piante: leoni con code “fiorenti”, oche con il collo intrecciato, fauci, viticci, leoni e sirene. 

Il bestiario slavo affonda le sue radici nel substrato iranico della cultura Scita. Ad esempio la figura dell’uccello, da sempre simbolo del ritorno della primavera ma anche, tramutato in uccello di fuoco, simbolo del sole.

Leoni e sirene scolpite si ritrovano anche nelle isbe di legno. Parte di questo bestiario potrebbe essere giunto nell’arte russa del XII sec attraverso l’Occidente, ad opera di artisti renani giunti a lavorare a Vladimir. Ma qui non si tratta di copia quanto piuttosto di una reinterpretazione di antiche suggestioni pagane in quelle terre di recente cristianizzazione.

Tra i bassorilievi trova posto anche il nome del maestro Bakun, il principale scultore della cattedrale, che guidò la squadra di intagliatori.

Sembra un gigantesco rebus di pietra, silenziosa come il silenzio che la circonda.