Viaggio alla scoperta dell’antico Carnevale di Mohacs
Viaggio di gruppo dal 16 al 21 febbraio 2023
I perchè di questo viaggio
Abbiamo bisogno di Mohács
Se c’è un Dio, non abbiate pietà di lui:
Una razza abituata alle percosse,
Il cuore tiepido dei popoli gitani,
Basta battere, battere, battere.
Se c’è un Dio, non avere pietà di me:
Sono nato ungherese.
Possa la sua santa colomba non portare un ramo verde,
Colpiscimi, frustami.
Se c’è un Dio, dalla terra al cielo luminoso
Trascinaci con te.
Non abbiamo mezzo minuto di pace,
Perché allora abbiamo finito, finito.
Ady Endre
Mohacs è una piccola cittadina della contea di Baranya, nell’Ungheria meridionale. Qui si è scritta una delle pagine più tragiche della storia ungherese, una di quelle che più di tutte hanno plasmato l’identità e la memoria del popolo magiaro. La storia ungherese è fatta di eroiche rivoluzioni e resistenze ma anche di brucianti sconfitte. E sono proprio queste ultime che seducono l’animo ungherese, come mostra splendidamente il grande poeta ungherese, Ady Endre.
Mohacs è stata una di quelle sconfitte che hanno cambiato il corso della storia d’Ungheria. Il 29 agosto 1526 l’esercito ottomano di Solimano I annienta quello di Luigi II Jagellone. Un mare di soldati muore in questa battaglia, lo stesso sovrano morirà quel giorno. Ma oltre alla terribile sconfitta, questo evento segnerà la fine del Regno d’Ungheria: una parte verrà inglobata nell’impero Ottomano, un’altra si unirà all’Austria, la Transilvania otterrà una semi indipendenza.
Ma, come a chiudere un cerchio sempre qui a Mohacs, nel 1687, si svolse la battaglia che mise fine al giogo Ottomano.
BUSÓJÁRÁS
Questa storica cittadina custodisce anche una preziosa tradizione carnevalesca. BUSÓJÁRÁS, il carnevale più famoso d’Ungheria e inserito tra i patrimoni orali e immateriali dell’umanità dell’UNESCO. Alla tremenda sconfitta contro i turchi del 1526 è legata una delle leggende sulla nascita di questa manifestazione. Quando giunsero i turchi a Mohacs la popolazione fuggì spaventata nelle vicine paludi. Ma ad un certo punto decisero, spronati da un uomo misterioso, di ribellarsi. Scolpirono maschere terrificanti e si armarono con strumenti improvvisati, attraversarono il Danubio e a notte fonda giunsero in città. Gli Ottomani crederono di trovarsi di fronte a dei demoni e fuggirono.
Ovviamente sappiamo che nella realtà le cose non andarono così e questo territorio rimase sotto il giogo turco per oltre 160 anni. Per fortuna però il carnevale è reale ed è giunto fino a noi dal XVIII secolo quando ne incontriamo le prime testimonianze. La festa ha radici slave e fu probabilmente portata dai sokác, popolazione di origine balcanica che si stabilì in questa zona.
Le maschere
Le maschere dei Busò (si legge bùshoo) sono particolarissime. Non ne troverete una uguale all’altra, vengono intagliate a mano in legno di salice e dipinte con sangue di animali da intagliatori di maschere professionisti e artigiani popolari. Ognuna di esse porterà il segno caratteristico di chi l’ha creata. Oltre alle maschere i Busò indossano pelli di montone e larghi calzoni imbottiti di paglia, calze annodate e cioce. Fanno un enorme baccano con raganelle, campanacci e clave di legno. Questi splendidi costumi possono anche essere tramandati di generazione in generazione. I Busò non sono le uniche figure mascherate, i szépbusó sono, di solito, ragazze che indossano costumi tradizionali sokác e una maschera sugli occhi che ricorda la nostra Colombina. Gli jankele invece sono figure vestite di stracci che accompagnano le maschere e tengono lontana la folla lanciando farina, cenere e segatura e spesso anche dando qualche pacca qua e là. Ci sono carretti carichi di bambini che lanciano mais e caramelle alla folla e suonatori di tamburi e zampogne.
Gruppi di Busò arrivano in città da ogni direzione, anche dal Danubio su piccole barche. La processione inizia dalla piazza principale e qui ci troverete molto rumore, falò e colpi di cannone. Ovunque risuonerà il grido tradizionale “bao-bao!”. Come in ogni carnevale che si rispetti cibo e vino sono abbondanti e ovviamente ogni scherzo vale! Un carnevale non può non essere “sfacciato”, perciò può capitare di essere “importunati” dai Busò e la simbologia fallica abbonda.
La chiusura della festa avviene lanciando in acqua la bara dell’inverno e si accende il grande falò per scacciare l’inverno.
Sul sito dell’UNESCO trovate questo interessante video (in inglese)
Un’altra gemma
In questo viaggio, oltre alle meravigliose maschere dei Busò, incontreremo anche un’altra gemma ungherese. Pecs è una città antichissima, i romani la chiamavano Sopianae. Qui nell’anno Mille Re Stefano fondò la prima diocesi e qui nacque la prima università ungherese che è tra le più antiche d’Europa. Il suo patrimonio artistico è ricchissimo. La Cattedrale risale all’XI secolo e i suoi splendidi affreschi sono stati realizzati da artisti ungheresi, ci sono catacombe del IV secolo, il giardino botanico, numerosi musei interessanti tra cui quello dedicato a Victor Vasarely, importante esponente della op-art, le immancabili e imperdibili terme. Ci sono un sacco di edifici in stile Bauhaus di importanti artisti come Alfréd Forbát, Farkas Molnár e Marcell Breuer, che qui sono nati
Questa piccola città magiara può vantare due produzioni di altissimo pregio: la manifattura di guanti di Pecs e la manifattura di ceramiche Zsolnay. Queste delicate porcellane vengono prodotte a Pecs dal 1853 quando fu fondata la fabbrica di ceramiche da Miklós Zsolnay. L’azienda raggiunse ben presto fama internazionale e i suoi prodotti sono considerati un simbolo della tradizione magiara. Oggi intorno agli edifici dell’antica fabbrica è nato uno straordinario centro culturale.
L’inizio del viaggio
Il nostro viaggio però inizierà da Budapest. Descrivere questa città in poche righe è impossibile. Di sicuro è una di quelle (poche) città in cui c’è un pezzetto del mio cuore. Di lei ho adorato i fazzoletti di terra in cui non troverai un filo d’erba fuori posto così come i marciapiedi sporchi e sgarrupati. I piccoli gioielli delle mini statue di Kholodko così come le abbandonate immani statue sovietiche del Memento Park. Le maestose rive del Danubio e le viuzze acciottolate della Buda medievale con quel gruppetto di case che ti fissano con i loro occhi sui tetti. I locali alla moda e quelli retrò dal gusto sovietico passando per pasticcerie e ristoranti storici. Ma poi non ti puoi dimenticare che Budapest era Aquincum e la fama delle sue acque termali si perde nella notte dei tempi. Una città totale!